Il titolo di questa raccolta si riferisce al canto dei topi, è ispirato ai Canti di Leopardi, al racconto di Kafka Josephine la cantante e alle Confessioni di un malandrino di Branduardi. Questa raccolta mantiene una forte relazione con varie tradizioni canore e orali. Tuttavia, il canto del topo non può essere udito dall’essere umano, la scrittura di Squittii attraverso il suo multilinguismo si rende “illeggibile” (o più difficile) la lettura. Questa complicazione non è un capriccio intellettuale, è ricerca alla quale l’autore ha dedicato la sua vita, è esigenza espressiva. Il plurilinguismo non vuole allontanare, ma accogliere l’estraneo come tale, lasciare che si dischiuda a noi nella sua assoluta estraneità. Quindi è un invito alla conoscenza: percorso di comprensione e avvicinamento dell’estraneo che è anche un percorso di conoscenza e costruzione dell’io; che passa anche dall’impegno civico e politico. Squittii ha una struttura narrativa e geografica che parte dall’Italia e peregrina tra l’Europa e l’Africa. Il peregrinare di questa poesia si porta dietro parole, frammenti di verso, verso e versi, strutture metriche antiche e moderne, da diverse tradizioni europee, mediterranee e africane.